Qui lascerò i miei pensieri , come panni stesi su un filo, mossi dal vento, scaldati dal sole..

lunedì 6 ottobre 2008

San Brunetta...


San Brunetta ha fatto il miracolo. A settembre le assenze per malattia degli statali si sono dimezzate. Lo ha annunciato il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta intervenendo a 'Domenica In. "Siamo più verso il 50% delle assenze in meno rispetto al settembre del 2007 che verso il 40%", ha detto Brunetta. ''E' un miracolo?'' ha chiesto Massimo Giletti. E lui: ''Son diventato un taumaturgo, son diventato San Brunetta''....

notizia ansa

Si ride per non piangere. Il nano economista,con un cognome che pare il nome di una sartina, tenterà di chiudere gli ospedali, tanto, almeno noi statali, non ci s'ammala piu'..perchè sprecare soldi nella ricerca? Si VIETA di ammalarsi..e vai col miracolo! Peccato non averci pensato prima!

Ma quando il santo diventerà martire?????

lunedì 22 settembre 2008

mercoledì 17 settembre 2008

martedì 9 settembre 2008

Et voilà!


La ministra Gelmini ha ribadito che quella dell'insegnante è una missione.. e noi che ci credevamo dei professionisti!!!!!!
A quando la nuova divisa?

domenica 7 settembre 2008

I racconti della ringhiera.Il giorno della "bugada"


Il lunedi’ era il giorno del bucato ( la bugada). Perché, di norma, la domenica si cambiavano le lenzuola.
Una specie di rito, sempre uguale .
Già di buon mattino le donne riempivano con acqua bollente e sapone in scaglie o lisciva grandi mastelli di legno ( i segiun) e ci lasciavano in ammollo la biancheria , ben divisa: lenzuola, tovaglie,asciugamani, fazzoletti da una parte,colorati dall’altra. Gli indumenti di lana venivano lavati in acqua fredda, senza ammollo. Un doppio ammollo era invece previsto per le tute blu indossate dagli operai ..perchè nelle case di ringhiera, che erano di proprietà del “padrone”, ci abitavano gli operai. Per gli impiegati il” padrone” aveva previsto altri tipi di abitazione..
Dopo qualche ora i segiun venivano portati giu’, nella corte, e precisamente nel lavatoio.
Era un lavoro faticoso , perché il peso era notevole e, ovviamente , si scendeva a piedi.
Il lavatoio della casa di ringhiera, coperto da un tetto di coppi,su cui sonnecchiavano i gatti, era composto da una serie di vasche in granito e da uno scolatoio per l’acqua: qui i panni venivano lavati a mano, all’occorrenza spazzolati con una spazzola in saggina , risciacquati
Per le donne era un’occasione di incontro, ma anche di allegria ( spesso intonavano canzoni popolari), e non ultima come importanza, la possibilità di scambiare “pettegolezzi”
Infatti “I omen vann a l’ustaria per bevutà e sacranà e i donn vann al fiumm per resenta’ e sabetà”
“Gli uomini vanno all’osteria per bere e dire..sciocchezze e le donne vanno al fiume per risciacquare e per ”sabetare “, termine dialettale che significa proprio “far pettegolezzi”:l’osteria e le chiacchiere erano un modo per trascorrere il tempo in compagnia.
L’occasione era ghiotta anche per noi bambini:potevamo immergere le mani , fino a farle diventare viola, nella grandi vasche, con un pezzo di sapone e un fazzoletto da lavare, rilavare , sciacquare, risciacquare.
Ricordo che l’acqua, insieme alla terra della corte, era una delle componenti dei nostri giochi.
E alla fine era un trionfo di panni svolazzanti stesi ad asciugare.
I bambini, allora, che partecipavano fino in fondo al rito della bugada, si rincorrevano tra le lenzuola, le utilizzavano come nascondiglio, accompagnati dalle minacce delle mamme e della nonne..”guarda che le prendi!” “ ..questa sera , quando torna tuo papà, vedi!” E inseguiti dalla Elda, la portinaia , che brandiva una scopa di saggina …
In realtà per noi era un gioco, ma le nostre mani, sulle lenzuola pulite, lasciavano impronte nero fango che erano una delizia.
Le lenzuola, una volta asciutte, venivano “tirate” e piegate da due donne ( ahimè, ci escludevano perché eravamo piccoli, nel senso di bassi, e facevamo toccar terra alla biancheria), seguiva poi la stiratura con il ferro prima con la brace e poi elettrico.Di ferro a vapore si parlerà molto dopo..
Le lenzuola erano quelle della dote, a volte in lino e ricamate a mano,che, nate come piccoli gioiellini, dopo qualche anno di matrimonio mostravano qualche segno di usura e qualche rattoppo. Vuoi perché erano sempre le stesse a “girare”, vuoi perché i prestanti operai della ferriere, ancorché affaticati, facevano un grande uso del talamo..d’altra aparte , si sa ,quello è l’unico divertimento, gratuito, per chi nasce e vive da povero.Se potessero parlare , quelle lenzuola..
Di tutto cio’ quello che mi rimane in mente, e anche nel cuore, è il ruvido delle lenzuola appena messe nel letto ( già, l’ammorbidente non esisteva!) e il profumo del sapone di Marsiglia e del sole..
Ho sempre avuto ricordi legati a percezioni fisiche, piu’ che a sentimenti..
Se chiudo gli occhi rivedo i colori, sono in grado di annusare il profumo che non c’è, sento sulla mia schiena la tela ruvida…

mercoledì 3 settembre 2008

I racconti della ringhiera.La 'Neta del fra'


Ai bambini era vietato visitare quella casa. E neppure le donne si soffermavano volentieri davanti alla porta, quasi che dentro ci fosse qualche cosa di avvelenato, di assolutamente disdicevole con cui non entrare mai in contatto.
La donna vestiva sempre di scuro: da come la ricordo poteva essere vecchissima o ancor giovane. Di sicuro la ‘Neta ( da Annetta) sorrideva poco e, anche quando lo faceva, i suoi grandi occhi celesti non ridevano con lei.
Pur se tenuta a distanza, la ‘Neta era rispettata da tutti.Quasi una forma di timore...
Le voci, sul ballatoio, si fermavano improvvisamente ogni volta che lei passava per raggiungere le scale, gli occhi la fissavano ,alcuni cenni di disapprovazione malcelata la accompagnavano fino a che scompariva allo sguardo.
Mi incuriosiva, la ‘Neta, e mi piaceva.Un grande segreto, inaccessibile, si nascondeva dentro di lei e io sono sempre stata attratta da cio’ che non riesco a comprendere..
La mia famiglia non la frequentava, ma nessuno mi impediva di entrare in casa sua.
La casa era linda , ma con mobili scuri e severi.Troneggiava un divano, ricoperto da un telo lavorato in velluto: era un divano rigido, non come quelli cui siamo abituati oggi. Io mi sedevo,una bambola in braccio, e la ‘Neta mi regalava caramelle e biscotti .
Mi permetteva anche di prendere la “Maria Bambina” che aveva in camera da letto.Allora c’era l’usanza di tenere sul comò una bambola di cera vestita di pizzi dentro una teca trasparente: era, appunto la Madonna, bambina.
Passavo da lei il pomeriggio,d’estate, quando era troppo caldo per giocare e correre nel cortile: a lei,al contrario degli altri adulti, piaceva ascoltare le mie storie inventate.
A volte le lasciavo la mia bambola; mi sembrava potesse farle compagnia, ..la sera me la riportava, bussando discretamente alla porta e allungando la mano per restituirla. E non entrava mai.
Quando le donne parlavano di lei la nominavano come “la ‘Neta del fra’ “.
Non so per quanti anni pensai che fosse il suo cognome. Poi , quando ormai non c’era piu’, un giorno mia nonna mi racconto’ la sua storia. Una storia di altri tempi..ma giuro che è vera.
Anna era una bella ragazza, appartenente ad una famiglia agiata.
Era fidanzata con un bel giovanotto, suo pari.
Il caso volle che conoscesse un frate che divento’ il suo confessore
Anna si accorgeva che il rapporto con quell’uomo non era piu’ solo spirituale: si era innamorata di lui. E anche lui,che cercava di resistere a quel sentimento,era sempre piu’ pazzo di lei.
Era uno scandalo enorme per quei tempi.
Si misero di mezzo i frati e i parenti di Anna la chiusero in casa.
Ma una mattina si accorsero che Anna non era piu’ nel suo letto: era scappata lontano, durante la notte,con il solo abito che aveva addosso, con l’uomo di cui non poteva piu’ fare a meno.
Lui trovò un lavoro, e vennero ad abitare nella casa di ringhiera che il “padrone delle Ferriere” concedeva ai suoi operai.
Una coppia, come tante. Purtroppo ben presto la loro storia , non si sa come,divenne pubblica, e cosi’, piano piano, tutti li allontanavano.
Non ebbero mai figli, si diceva che fosse una punizione divina perché vivevano nel peccato ..
Quando lui mori’, in quel grande letto,lei era al suo fianco.
Lo seppellirono in fretta e furia, senza neppure una messa, perché lui era uno “spretato” come si diceva allora.
Lei rimase nella casa di ringhiera, sola e con il suo ricordo.
Pur essendo ancore giovane e, a quanto pare, nubile, non si sposò mai…

martedì 2 settembre 2008

I racconti della ringhiera..


A Milano ci sono ancora le classiche " case di ringhiera" che risalgono al secolo scorso.
La casa di ringhiera era composta da appartamenti con due stanze, una era per cucinare e consumare i pasti, l'altra, la "zona notte",era una camera in cui piu' persone insieme dormivano.
Spesso queste abitazioni erano prive dell'acqua corrente e i servizi, comuni, si trovavano sul "ballatoio".
Si riscaldava con il carbone ( la stufa era in cucina, perchè le camere dovevano "essere fresche").
La caratteristica fondamentale era, appunto, la ringhiera , luogo di passaggio per entrare nelle case,luogo in cui si lavavano e si stendevano i panni, si dipanava la lana, si parlava..si viveva..
Un contesto che favoriva la socializzazione, ma che non consentiva segreti...
Se avrete voglia di ascoltare, la ringhiera vi racconterà storie , vita, passioni, amori e litigi....vi farà conoscere i personaggi che la popolavano ...

domenica 20 luglio 2008

Oppsss!!!



;o)))

venerdì 18 luglio 2008

LORO , la scuola, la riformano così:


Il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, non esclude l'ipotesi di far indossare il grembiule nella scuola primaria.
"E' un fatto di ordine ma anche di uguaglianza sociale tra ragazzi"

Intanto il Decreto legge 112/08 prevede l’innalzamento di un punto del rapporto alunni/docenti, con il conseguente taglio, in tutta Italia, di oltre 100.000 posti da insegnante e 50.000 da bidelli, tecnici e amministrativi.


Un taglio ai numeri..uno alla stoffa...e la Scuola Italiana ha risolto tuuuuutttttii i suoi problemi!!!

Ci voleva tanto?

martedì 15 luglio 2008

"E l'Italia giocava alle carte..e parlava di calcio nei bar.." G.Gaber


CRONACA DI OGGI:


Sentenza Bolzaneto: 'Non fu tortura'
10.53: E' quanto deciso dai giudici riuniti ieri in Camera di Consiglio per la prima sentenza del Processo contro le violenze nella Caserma di Bolzaneto,a Genova, durante il G8 del 2001. 'Gli abusi ci sono stati e sono ingiustificabili. Ma sono stati puniti i singoli', commenta il sottosegretario all'Interno Mantovano. 15 le condanne, tra forze dell'ordine e medici, 30 le assoluzioni. .

di BARBARA SALANDRI


...hanno dato a chi chiedeva giustizia una risposta a metà, una sentenza spezzata. Uno Stato è tale se sa giudicare davvero prima di tutto se stesso, i propri errori e i propri delitti. Se invece non è capace di farlo e non lo vuole, allora lascia aperte le ferite, lascia la sensazione che alcuni siano più uguali degli altri davanti alla legge...

di ETTORE BOFFANO